Con Monica Corimbi e Stefania Coro 
Adattamento drammaturgico e Regia di Monica Corimbi 
Testo di Giovanni Gusai
Progetto video mapping – Michele Pusceddu 
Video e luci – Pierluigi Manca e Gianluca Usala
Penna grafica – Carol Rollo
Costumi – Desacre’
Produzione Bocheteatro

Progetto POETI DI LUCE - POETAS E LUXI – Bando SCRABBLE_LAB-32 “Residenze artistiche creative in Sardegna” POR-FESR 2014-2020
Ideazione e progetto artistico di Susanna Mameli.
POETI DI LUCE - POETAS 'E LUXI
Questa iniziativa ci vede coinvolti nel ruolo di partner dell’ATI POETI DI LUCE, insieme alle Associazioni Anditeatrosud di Capoterra capofila delprogetto e Teatro Tragodia di Mogoro

Nella notte di un cortile, una donna incontra quella che sarà la madrina della sua prossima figlia. Non si sono date appuntamento. Frantzisca l’ha evocata con un canto antico e segreto, l’altra è arrivata puntuale. Così arriverà, a ogni chiamata e talvolta precedendola. Le parole generano un dialogo fertile. Le protagoniste parlano con un solo scopo, ben preciso: invertire il senso della predestinazione e donare una vita immortale a una creatura speciale. La terza donna, quella che Frantzisca ha in grembo, che da quel cortile salperà verso il mondo, leggera e implacabile come il vento.

Figlia del vento è l’evocazione di un presagio. La narrazione non della vita, né delle opere, né del lascito di Grazia Deledda. È la messa in scena di una volontà estrema e inattaccabile: cambiare la percezione che il mondo aveva della Sardegna, cambiando la percezione che le donne avevano di se stesse. Quindi un dialogo fra donne (potrebbero parlarne forse gli uomini?): surreale e fantastico, in qualche modo soprannaturale, per evocare la ferma volontà femminile di rendere unica una figlia, una barbaricina, una donna - altrimenti condannata a essere una qualunque.

Figlia del vento è la Deledda prima di se stessa, il tentativo di condensare una vita e una carriera magnifiche nell’afflato di speranza di una madre. Uno degli infiniti modi con cui ricordare a noi stessi che Grazia Deledda altro non poteva essere, se non l’incarnazione di una volontà radicale.



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